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Informazioni generali

GEOLOGIA E GEOGRAFIA DELL'ISLANDA ciò che rende eccezionalmente unica un’isola
CONDIZIONI CLIMATICHE
VEGETAZIONE
ORDINAMENTO DELLO STATO
ECONOMIA
INFLAZIONE
POPOLAZIONE
LINGUA
RELIGIONE
CULTURA
CAVALLI ISLANDESI

 

GEOLOGIA E GEOGRAFIA DELL'ISLANDA ciò che rende eccezionalmente unica un’isola
Islanda o Irlanda? No! Intendo raccontare proprio l’Islanda.. meravigliosa isola adagiata in piena solitudine a lambire il circolo polare artico (66° parallelo nord).
Questo paese, il più giovane d’Europa, grande più di 1/3 dell’Italia, ha una storia geologica tanto bizzarra quanto originale: essa è infatti il frutto di eruzioni sottomarine che in 20 milioni di anni, hanno fatto emergere una parte del fondale oceanico; in effetti l’Islanda sorge nel punto dove la dorsale oceanica (struttura dovuta alla divergenza di due placche oceaniche) coincide con un cosiddetto “mantel plume” (teoria degli anni 70 che sta ad indicare un pennacchio caldo risalente dalle profondità del mantello terrestre che alimenta, nei pressi della superficie, un “punto caldo”, una sacca di magma considerata altrimenti inspiegabile per natura posizione e dimensioni) e rappresenta proprio la più estesa porzione di dorsale oceanica al di sopra del livello del mare.

Ciò che rende quest’isola speciale è proprio il contrasto e l’eterna lotta tra la sua natura geologica vulcanica e quella dovuta alla sua posizione, naturalmente artica per un’isola che tocca 66° nord di latitudine, dove i due estremi quello caldo e quello freddo, si incontrano e si scontrano, dove le colate laviche sono da sempre contrastate dalle acque dell’oceano con sorte altalenante.
Una storia simbolo di questa eterna lotta tra le forze della natura è quella che iniziò una mattina del 1963 quando un peschereccio islandese, a largo della costa meridionale, avvistò una colonna di fumo. Pensando ad una nave in difficoltà il peschereccio si avvicinò alla zona scoprendo nello stupore generale che il fumo, causa una eruzione sottomarina, proveniva direttamente dal mare; in quel luogo già 10 giorni dopo si era formata un’isola di 900m x 600m: Surtsey. L’eruzione si protrasse con varie fasi fino al 1967 e durante questo periodo, a poche centinaia di metri di distanza, emersero in pochi mesi ulteriori due isole, una delle quali raggiunse l’altezza di 70m, ma entrambe, cessata la fase eruttiva, furono nuovamente inghiottite dal mare in 3 mesi una e 3 settimane l’altra. La stessa Surtsey nonostante una lunga fase effusiva che l‘ha resa più resistente all’erosione, in tutti questi anni ha già perso quasi la metà della sua estensione.
Che il ciclo vitale di un’isola si esaurisca in pochi mesi è emblematico di quanto velocemente il paesaggio islandese muti nel tempo, del resto ogni creatura nella fase giovanile cambia aspetto rapidamente e l’Islanda, geologicamente neonata, non contraddice la regola.
Il territorio islandese che vediamo oggi è il risultato di un processo che, iniziato nel tardo terziario, ha dato origine dapprima alle regioni dei fiordi dell'Est e dell'Ovest, e poi proseguendo fino ai giorni nostri, ha portato alla formazione della cosiddetta “vulcanic belt” (una fascia che taglia l’Islanda da nord a sud/ovest a forma di Y rovesciata) che rappresenta la zona vulcanicamente più attiva e quindi più giovane d’Islanda.
I ghiacciai sull’isola occupano circa l’11% della sua estensione totale e la maggior parte di questi nasconde sotto la calotta uno o più vulcani; esempio simbolo è il Vatnajökull, il più grande ghiacciaio europeo, nelle cui viscere si nascondono alcuni vulcani tra cui Grìmsvötn, una caldera posta sotto circa 200 m di ghiaccio, che fa parte del sistema vulcanico più attivo del paese, con le sue ultime eruzioni del 1996, 1998, 2004, 2011.
I vulcani in Islanda non sono solo quelli sotto i ghiacciai, esistono infatti anche grandi vulcani a scudo, i classici vulcani delle isole Hawaii, oltre a stravaganti strato vulcani. Tra questi ricordiamo: il complesso di Askja, che in virtù delle eruzioni del 1874/75, ci dà oggi la possibilità di ammirare lo spettacolo della maestosa ed originale caldera omonima; il sistema vulcanico del Torfajökull, che ha dato vita, senza dubbio, alla più bella area d’Islanda di cui Landmannalaugar con le sue montagne multicolori è la regina incontrastata; il famoso Hekla, conosciuto già nell’antichità come “l’ingresso dell’inferno”, che rappresenta lo strato vulcano più studiato e responsabile della maggior parte della tefra eruttata nell’ultimo millennio; la zona di Laki, appartenente al sistema vulcanico Grìmsvötn dove il vulcanismo di tipo islandese raggiunge la massima espressione con i suoi 140 crateri in linea in 27 km, e continuando con Krafla, il sistema vulcanico nei pressi della fantastica area di Myvatn, senza ovviamente dimenticare la miriade di vulcani nei fondali oceanici a ridosso della costa e tanti tanti altri ancora.
E’ proprio questa originale natura geologica che spiega l’infinita varietà di paesaggi, caratterizzati da forti contrasti, a rendere unici ed incredibili gli scenari islandesi. Quello che salta subito all’occhio di chiunque abbia un’esperienza di viaggio consolidata è la concentrazione, l’eccezionale densità e varietà di ambienti naturalistici, che via via si incontrano: si avrà la sensazione di passare da una spiaggia polinesiana, agli infiniti ghiacciai artici, dalle imponenti cascate americane ai deserti lunari (ed è proprio in uno dei deserti islandesi che i tecnici della NASA hanno deciso di addestrare gli astronauti che sarebbero scesi sulla luna, proprio per la somiglianza geologica di quelle rocce vulcaniche con quelle che si pensava avrebbero trovato sul suolo lunare), dai vulcani a scudo Hawaiani alle brughiere scozzesi, dalle lagune glaciali groenlandesi, ai geyser nordamericani e neozelandesi.

 

CONDIZIONI CLIMATICHE
L’Islanda è un’isola dell’oceano atlantico che si estende tra i 63° di latitudine nord della giovane isola vulcanica di Surtsey (emersa dalle acque in pochi mesi in seguito ad un eruzione sottomarina negli anni 60) ed i 66°37” di Grimsey, piccola isola che giace a pochi chilometri dalle coste settentrionali, unico lembo islandese che tocca il Circolo Polare Artico (il Circolo Polare Artico è definito come il parallelo al di sopra del quale il Sole non sorge e non tramonta almeno per un giorno all’anno, circa 66°37″N). In questo scenario “artico”, fortunatamente, la Corrente del Golfo fa sentire il suo influsso principalmente nella parte meridionale dell'isola, rendendone le temperature molto più miti, questo peraltro comporta che correnti d’aria mite di origine atlantica, entrando in contatto con correnti più fredde artiche, producano una variabilità ed instabilità meteorologica che caratterizza soprattutto le coste meridionali.
Le temperature medie durante i mesi estivi sono di circa 12°C a sud, con punte talvolta di 20°C in particolare all’est, zona che ha registrato i picchi massimi in Islanda. Non sono rari i 5°C di minima al nord, mentre la temperatura può scendere anche sotto lo zero sugli altopiani centrali, dove può nevicare anche in estate.
Durante i mesi più freddi la temperatura media è di circa 0°C al sud, ma scende ulteriormente al nord.
I grossi sistemi occidentali di bassa pressione portano notevoli precipitazioni al sud, circa 2000mm l’anno, che superano anche i 4000mm sulle montagne. Condizioni molto più secche, si trovano al nord, dove il tempo è generalmente più stabile. La palma della città più piovosa d’Islanda spetta a Vik, ma anche a Reykjavik le precipitazioni sono fin troppo frequenti, tanto che si è stati costretti a progettare l’aeroporto internazionale a 50 km di distanza dalla capitale. Il tempo, soprattutto in inverno e primavera, può cambiare improvvisamente potendo cosi incontrare tutti i tipi di condizioni meteorologiche durante la stessa giornata, mentre l’estate è sicuramente più stabile.
Fastidiosi possono essere i venti, che provengono generalmente dai quadranti orientali e che, a volte, creano tempeste di sabbia d’estate e di neve d’inverno.
L’influenza della Corrente del Golfo sulle coste meridionali e occidentali, della fredda corrente orientale Groenlandese, e precisamente di un ramo di quest’ultima che interessa le coste orientali e nord-orientali dell’Islanda, si riflette sulle temperature della superficie del mare lungo le coste dell’isola. Le temperature marine nei mesi più freddi si aggirano intorno ai 2-4°C raggiungendo i 10-12°C in estate sulla costa sud e ovest, mentre sono più fredde a nord ed ad est con valori intorno agli 8°C.
E’ proprio quell’instabilità meteorologica che rende alcune giornate invernali simili alla peggiore giornata di una passata era glaciale o alcune giornate estive noiose per l’incessante pioggerellina ma, proprio questa variabilità conferisce al paesaggio una magia in più, sempre diversa, una magia di continui rinnovati colori, che si riflette in noi con profonde, rinnovate sensazioni interiori, e con la resa al palpabile dominio della Natura.
L’aspetto meteo è inscindibile da tutto ciò che è islandese, ed è proprio ciò che mi ha permesso di visitare più volte lo stesso luogo con la stessa fantastica sensazione… quella di esserci stato per la prima volta.
Molto utile è il sito web per le previsioni meteorologiche islandese:www.vedur.is/english/

 

VEGETAZIONE
In un’isola di questa natura anche la vegetazione ha particolari doti: nonostante la posizione per così dire “artica”, si può definire l’Islanda un’isola “sempre verde”. In realtà non sono presenti grandi boschi, l’unica foresta degna di questo nome è sulle rive del lago Lagarfljòt vicino Egilsstadir, per il resto sono presenti numerosi boschetti principalmente a basso fusto; il clima ventoso non aiuta la crescita degli alberi ad alto fusto e le foreste di betulle, presenti sull’isola nell’antichità, sono state annientate dalle eruzioni e dallo sfruttamento umano, e cosi, per far fronte al problema, negli ultimi anni è stata attuata una grande opera di rimboschimento: l'obiettivo sarebbe quello di coprire di alberi  almeno il 5%  della superficie dell'isola, ma alcuni funzionari governativi che si occupano di rimboschimento ritengono che per raggiungere tale obiettivo potrebbero, al ritmo attuale, volerci 150 anni. 
Le stagioni calde danno impulso allo sviluppo della vegetazione ed in zone fertili un buon numero di specie hanno colonizzato il terreno, dando vita ad estesi campi erbosi, mentre l’introduzione del lupino in alcune zone, pensata per combatterne l’erosione, nonostante renda il paesaggio ricco di colore, si sta rivelando infestante.
Dove il normale tappeto erboso non attecchisce, ad esempio sugli estesi campi lavici islandesi, sono di casa i muschi che, mentre in estate risultano spesso disidratati, nelle stagioni fredde riprendono vita presentandosi come soffici materassi dalle vivaci tonalità di verde.

 

ORDINAMENTO DELLO STATO
Per più di 5 secoli sotto la corona danese, l’Islanda ottiene l’indipendenza nel 1944 quando la Danimarca era sotto la dominazione nazista. Oggi è una repubblica parlamentare con un presidente eletto ogni 4 anni a suffragio universale.

 


ECONOMIA
Dopo i primi insediamenti, avvenuti nel IX secolo, la poverissima economia islandese assunse una forma che avrebbe mantenuto per diversi secoli, essendo legata alle risorse naturali, alla cultura e alla primordiale tecnologia allora disponibile. Il maggior sostentamento era dato dall’allevamento e dall'agricoltura, favorite a quell’epoca da condizioni climatiche più miti. La pesca inizialmente di importanza secondaria, assunse nel tempo un ruolo sempre più importante.
All’inizio del XX secolo, i 2/3 delle famiglie viveva ancora di agricoltura, ma grazie alla motorizzazione delle imbarcazioni ed alla introduzione dei pescherecci ebbe inizio anche in Islanda la rivoluzione industriale.
Nel 1905 fu istituito un fondo di investimento per la pesca, al fine di promuoverne lo sviluppo. Nel 1901 il limite di pesca era di solo 3 miglia dalla costa, poche per i moderni pescherecci, tanto che nell’arco di 70 anni il limite fu esteso fino a 200 miglia, non senza che questo causasse tensioni politiche con la vicina Gran Bretagna, dando inizio alla cosiddetta Code War che solo nel 1976 ha trovato parziale risoluzione. Il rapido sviluppo dell’industria della pesca, trasformò cosi la stagnante economia agricola, islandese, in una florida e moderna economia industriale.
Attualmente, è d'obbligo ricordare che l’Islanda è una delle nazioni leader nel mondo per quantità di pescato e relative esportazioni: nel ’99 con 1.74 milioni di tonnellate era seconda in Europa e 15 al mondo. Intorno agli anni 30 circa il 23% della popolazione era impiegata nell’industria del pesce, attualmente solo il 5% della forza lavoro afferisce a questo settore e questo è dovuto principalmente all’impiego di pescherecci dotati delle più moderne tecnologie e agli impianti di lavorazione del pesce ormai altamente automatizzati.
Negli ultimi anni l’agricoltura, anche a causa di un progressivo abbandono delle campagne, ha assunto un ruolo sempre più marginale, relegato a colture sotto serra che sfruttano il calore naturale sprigionato dal terreno in alcune zone. Attualmente perciò l’attività prevalente nelle campagne è l’allevamento, con produzione di latte, suoi derivati e carni che oltre a coprire il fabbisogno nazionale, in piccola parte vengono esportate. Le numerosi greggi di pecore, di razze diverse, e di antica origine che si incontrano viaggiando lungo le strade dell’isola, vivono e brucano in piena libertà durante i mesi estivi cosa che influisce positivamente sulla qualità delle carni.
Nel mese di settembre, si celebra un vero e proprio evento, quando l’approssimarsi dell’inverno rende necessario riportare all’ovile il bestiame. Si scatena così una vera e propria caccia alle pecore e ai loro agnelli, che vengono radunate in appositi recinti circolari suddivisi in settori. e solo alla fine del raduno, riconosciute grazie a marchi differenti, saranno divise tra i rispettivi proprietari. Alla ”partita di caccia” può partecipare chiunque, a piedi, a cavallo, e con l’aiuto di cani, che dotato di buona volontà e pazienza, abbia voglia di trascorrere uno o più giorni svolgendo un’attività che riporta ai tempi della colonizzazione.
Nell’ultimo decennio si è inoltre registrato un importante sviluppo del settore turistico, con un aumento della recettività e il miglioramento della qualità delle strutture che ha portato ad un deciso incremento dell’afflusso di visitatori in tutti i periodi dell’anno. Le presenze però non sono mai tali da provocare sovraffollamento, ma si ha al contrario sempre la sensazione di essere i primi esploratori di una natura incontaminata.
La ricchezza di acqua e di aree geotermiche,ha portato allo sviluppo di progetti ingegneristici per lo sfruttamento dell'energia geotermica e idroelettrica che sono all'avanguardia nel mondo.
L’energia idroelettrica è la principale fonte di elettricità, mentre l’energia geotermica è utilizzata principalmente per il riscaldamento delle case. Attualmente solo una parte del potenziale energetico del paese è utilizzato ed è stimato essere intorno ai 50.000 GWh all’anno: si è calcolato che sfruttando al massimo le capacità idroelettriche dell’Islanda si arriverebbe a produrre intorno ai 30 TWh all’anno, vale a dire il 90% in più della produzione attuale, senza contare l’elettricità che potrebbe essere prodotta utilizzando l’energia geotermica ( 20 TWh). Questa grande disponibilità di energia a buon mercato, ha suscitato grande interesse da parte di compagnie straniere, che hanno deciso di impiantare alcune delle loro fabbriche in Islanda. Un esempio molto significativo è rappresentato dalla costruzione dell’imponente diga di Karanhjukar. I lavori, iniziati nel 2002 e già terminati da qualche anno, hanno portato alla realizzazione dell’impianto idroelettrico di Karahnjukar, situato a circa 90 km a sud ovest dalla città di Egilsstadir, nella regione orientale del paese. L’obiettivo principale del progetto è stato la raccolta delle acque del fiume Jokulsà a Dal nell’invaso Halslòn, ed il successivo trasferimento delle stesse, per mezzo di un sistema di condutture ( lungo più di 50 km), per alimentare una centrale in sotterraneo di 690 MW di capacità totale, realizzata grazie alla Landsvirkiun (compagnia elettrica islandese). L’energia elettrica prodotta è utilizzata per il funzionamento del più grande impianto di produzione di alluminio del paese (oltre 350.000 ton/anno), di proprietà dell’Alcoa, multinazionale americana. Questa colossale impresa oltre all’Islanda ha coinvolto numerose altre nazioni. All’Impregilo, primo gruppo italiano di ingegneria e general contracting nei settori delle costruzioni e ambiente, è stata affidata la realizzazione dell’impianto idroelettrico. Addetti al settore edile, amministrativo, medico, alla ristorazione provenienti dal Portogallo, Cina, Russia, Italia, Sud America e da molte altre nazioni europee ed extraeuropee e naturalmente dall’Islanda, hanno vissuto in un “villaggio” appositamente costruito nel bel mezzo del “nulla” islandese, a pochi chilometri dall’immenso Vatnajokull, ma a più di 100 km dal paese più vicino (Egillstadir), affrontando ogni giorno le non facili condizioni climatiche degli altopiani interni islandesi e messi a dura prova anche dal forzato isolamento cui sono stati costretti.
Questo progetto multinazionale è stato fonte di numerosi scontri e manifestazioni di protesta, soprattutto da parte degli ambientalisti, poiché la diga, che è posta lungo il corso del fiume Jokulsa à Dal, ha portato al completo allagamento della zona a monte della diga, ed alla sommersione di gran parte del bellissimo e suggestivo canyon Hafrahvammar che rimarrà cosi celato per sempre sotto migliaia di metri cubi di acqua. Ad onor del vero bisogna dire anche che tutta l’area di Egillstadir ed in generale la parte orientale dell’ Islanda, grazie a quest’opera, ha goduto di un notevole sviluppo economico dando nuova linfa vitale ad una zona che solo fino a pochi anni fa aveva grossi problemi di occupazione. Per maggiori informazioni : www.karahnjukar.is.
L’economia islandese sempre vitale ed in continuo fermento nonostante la recente crisi economica permette agli islandesi di godere di uno degli standard di vita tra i più elevati del mondo.

 

INFLAZIONE
L’inflazione per l’instabile economia islandese è stata sempre un grosso problema. I diversi governi che si sono succeduti nel 900 hanno cercato di contenerla adottando varie contromisure, ma senza ottenere risultati confortanti. Dopo il 1971 instabili coalizioni politiche si susseguirono e l’inflazione sali al 35% annuo toccando l’86% nel 1983. Negli ultimi anni la continua crescita e sviluppo economico hanno permesso di contenere l’inflazione al 5% e agli islandesi di godere di uno degli standard di vita tra i più elevati del mondo, equilibrio instabile terminato con la grande crisi del 2009 .

 

POPOLAZIONE
Le prime colonizzazioni sull’isola risalgono alla fine del IX secolo, quando vichinghi provenienti dalla penisola scandinava, favoriti dal clima mite di quei tempi trovarono in Islanda vasti terreni coltivabili.
Uno studio genetico condotto in Islanda, favorito soprattutto dal forzato isolamento nei secoli, ha rilevato che la maggior parte dei cittadini di sesso maschile ha un corredo genetico di derivazione scandinava, mentre per quanto riguarda le donne il legame è invece con le popolazioni delle isole intorno alla Gran Bretagna. Questo fa supporre che profughi e fuggiaschi scandinavi dopo aver colonizzato l’Islanda, necessitando di compagnia femminile, se la procurassero facendo razzia lungo le coste inglesi. L’isolamento forzato degli islandesi, ha inoltre anche provocato parecchi problemi legati a relazioni tra consanguinei; curioso è un programma sul web, che permette inserendo i nomi di due islandesi di ricostruire il loro grado di parentela, che spesso si rivela essere molto stretta.
Come è tipico delle popolazioni isolane, gli islandesi sono piuttosto riservati, ma superato l’impatto iniziale, si rivelano gentilissimi e disponibili, dotati ancora di una genuinità ormai difficile da incontrare. La popolazione totale dell’isola si aggira intorno alle 300000 unità, la maggior parte della quale (190000) è concentrata nella capitale e nelle aree limitrofe. E’ curioso osservare come vi siano in giro per l’Islanda dei “paesini” che contano solo poche anime (anche 15-16), ma che sono perfettamente organizzati per far fronte a tutte le necessità. Una cosa che colpisce è l’immancabile presenza della biblioteca e le strutture a favore dell’infanzia,dovunque vi sia anche la più piccola comunità La maggior parte dei cognomi islandesi sono basati sulla patronimia, cioè sull’adozione del nome di battesimo del proprio padre: per gli uomini si aggiunge al nome proprio del padre il suffisso son (figlio), per le donne il suffisso dottir (figlia).
Ad esempio Gunnar e Anna figli di un uomo chiamato Petur avranno come cognome rispettivamente Petursson e Petursdottir. I figli di Gunnar a loro volta avranno come cognome Gunnarsson o Gunnarsdottir, mentre i figli di Anna avranno come cognome il nome del loro padre. Le donne dopo il matrimonio conservano il loro cognome. Questo sistema di cognomi è previsto dalla legge, fatta eccezione per i discendenti di coloro che hanno acquisito il cognome di famiglia prima del 1913. Gli islandesi comunque raramente si chiamano per cognome ed anche sugli elenchi telefonici figurano con il nome proprio

 

LINGUA
La lingua ufficiale è l’islandese. Lingua del gruppo germanico, riportabile all’antico norvegese è l’unica del gruppo delle lingue scandinave (norreno) che è rimasta relativamente immutata dal XII secolo grazie all’isolamento geografico, tanto che per i moderni islandesi non è cosi difficoltoso leggere e capire antichi manoscritti e le Saghe, antichi componimenti letterari scritti nei primi secoli dopo l’anno 1000, che narrano in chiave fantastica le gesta, la vita e le lotte dei primi colonizzatori dell’Islanda.
Gli islandesi sono molto legati alla loro lingua tanto che per coniare nuovi termini di derivazione straniera si riunisce un’apposita commissione, che decide tra le diverse alternative quella più idonea a rendere il vocabolo da esprimere.
L’inglese è ampiamente diffuso e compreso dal 95% della popolazione.

 

RELIGIONE
La gran parte della popolazione, circa 87% è di religione luterana, principalmente appartenente alla Chiesa Nazionale d’Islanda che fa capo ad un vescovo islandese, ma vi è anche una minoranza cattolica.

 

CULTURA
Le Saghe, scritte tra fine del 1100 e il 1300 D.C., sono le più famose opere letterarie islandesi e non hanno controparti nella letteratura Nordica. Basate sulla storia e sulla genealogia norvegese ed islandese, offrono uno spaccato della vita e dei tempi dei popoli nordici fino al 1100 D.C. Nelle saghe vengono raccontate le imprese degli eroi esaltandone il coraggio, l’orgoglio e l’onore, focalizzando nelle Saghe più recenti le gesta degli coloni islandesi. In alcuni casi ad esempio la “Edda in prosa”, attribuita al famoso scrittore, storico e “politico” Snorri Sturluson, ha fornito uniche ed importanti informazioni sulla mitologia norrena.
In Islanda si pubblica il maggior numero di libri e riviste pro capite del mondo, la gran parte tradotta da opere di scrittori stranieri, non mancano però creazioni originali di autori islandesi , che nel caso di Halldor Laxness hanno fruttato il Nobel per la letteratura.
La percentuale di alfabetizzazione è del 99.9% e la letteratura e la poesia sono una passione leggendaria della popolazione.
Diversamente dalla letteratura, le arti figurative non fiorirono fino al XIX secolo. I più famosi pittori islandesi sono Asgrimur Jonsson, Jon Stefansson, e Johannes Kjarval, che si distinsero e lavorarono nella prima metà del ‘900. Lo scultore moderno più famoso Asmundur Sveinsson (1893-1982),trasse ispirazione per le sue sculture dal folklore e dalle saghe islandesi.
Molto attiva è anche la produzione musicale, con un grandissimo numero di band pop giovanili, che è possibile talora ascoltare nei numerosissimi pub della capitale durante il weekend. Non si può poi, non menzionare Bjork, cantante dal personalissimo stile, conosciutissima in tutto il mondo, e la rock band Sigur Ros, mentre Kristjan Johannsson è il più famoso tenore islandese.
Nonostante la crisi, ma a supporto della fervente vita culturale islandese, non senza polemiche nel 2011 è stato inaugurato il maestoso Harpa, avveniristico centro conferenze e concert hall, sul lungomare adiacente al centro cittadino di Reykjavik.

 

CAVALLI ISLANDESI
La storia dei cavalli islandesi risale alla fine del IX secolo DC, all’epoca della colonizzazione dell’Islanda. I vichinghi che si insediarono sull’Isola portarono con loro cavalli di varie origini, la maggior parte di razza germanica. Alcune fonti riportano che all’epoca dell’insediamento era molto diffusa, nei paesi scandinavi e nel nord Europa, la razza Equus scandinavicus, che grazie all’isolamento dell’Islanda sarebbe rimasta pura, mentre altrove sarebbe stata ripetutamente incrociata. Altre fonti ritengono che il cavallo islandese sia strettamente imparentato con il pony inglese Exmoor. Quello che sembra certo è che la razza islandese si è mantenuta inalterata dal momento del suo arrivo sull’isola fino ai giorni nostri e che abbia avuto un ruolo fondamentale per la vita e la società islandese sin dai suoi albori. Tenuto in grande considerazione già dalla mitologia Norvegese, il cavallo compare in numerosi racconti come compagno fedele degli eroi. I cavalli sono spesso menzionati nelle Saghe islandesi, poiché ebbe un ruolo fondamentale nelle guerre vichinghe. Ogni valoroso guerriero possedeva un cavallo peraltro trattato con grande rispetto e spesso i guerrieri uccisi venivano seppelliti proprio accanto ai loro cavalli.
Per diversi secoli il cavallo fu l’unico mezzo di trasporto in Islanda oltre che indispensabile animale da lavoro prima dell’avvento delle macchine. Chiamato “ il servo più utile” il cavallo seguiva letteralmente l’uomo dalla sua nascita fino alla morte.
La particolarità di questa razza è di possedere due ulteriori originali andature oltre ai classici passo, trotto, galoppo, uniche nel panorama ippico: il tölt una trotto veloce, ma comodo per il cavaliere tanto da permettergli di stare seduto in sella, e lo skeid (ambio) un galoppo speciale praticato da cavalli speciali Attualmente in Islanda vi sono circa 80000 cavalli, ma l’unico uso pratico dei cavalli al giorno d’oggi è legato al raduno annuale delle pecore dalle campagne, che si tiene durante il mese di settembre. La maggior parte dei cavalli sono perciò utilizzati nelle competizioni e per divertimento. Le competizioni più importanti si tengono in estate e i cavalli islandesi sono ideali per quella sportiva e per la cosiddetta Gæðingakeppni in cui l’abilità del cavallo ha un’importanza maggiore rispetto a quella delle normali competizioni sportive dove molto importante è l’affiatamento tra cavaliere e cavallo.
E’ importante sottolineare che a causa dell’isolamento è rimasto fino ad oggi virtualmente esente dalle malattie. Per questo motivo, non è permessa l’importazione di cavalli o di altro bestiame ed addirittura gli articoli per cavalcare importati devono essere accuratamente disinfettati. Questo si traduce nel fatto che i cavalli islandesi trasportati all’estero per i Campionati mondiali non possono mai più essere riportati in patria.
Il numero di cavalli islandesi presenti all’estero si aggira intorno alle 100000 unità, soprattutto in Europa (Germania), negli USA e nel Canada. Questa crescente popolarità del cavallo islandese ha dato un notevole impulso all’allevamento ed alle esportazioni oltre che all’agricoltura.
Visitare l’Islanda su un cavallo islandese è un’attività che di anno in anno sta vedendo aumentare il numero dei turisti. I tour a cavallo, che sono organizzati in ogni stagione, stanno attirando un numero sempre maggiore di stranieri per anno.
Il cavallo islandese, razza pura per migliaia di anni è sempre stato trattato con rispetto e dignità,tanto che l’allevamento dei cavalli è considerata una vera e propria arte e nessun altro cavallo al mondo è tenuto in cosi grande considerazione come in Islanda.